Un paesino sperduto a trenta chilometri da Matera è la speciale location di una storia di piccolissimi uomini e di altrettanto piccole donne, alle prese con uno dei sentimenti più potenti: l’avidità, e con essa il desiderio irrefrenabile di suscitare l’invidia di chi non è abbastanza bravo o abbastanza furbo per accaparrarsi un’eredità percepita come obiettivo a cui immolare una vita intera.
Al centro della storia, un religioso dai trascorsi più che discutibili: don Pantaleo, provinciale dei Padri Cappuccini, ma soprattutto sensale di matrimoni, usuraio, traffichino e amante di donnine allegre, che accorrono in gran numero nelle sue stanze, alimentando una fitta trama di dicerie messe a tacere dai parenti, tutti in attesa della sua dipartita per spartirsi i tanti beni terreni accumulati nella sua lunga vita di religioso in odore di santità.
Epiche le cene nel palazzotto in cui vive, la “casona”, a cui accedono solo gli amici più intimi, o – per meglio dire – i più disposti a tessere le lodi del padrone di casa, allo scopo di gustarsi le speciali leccornie profuse in quantità inenarrabile, bagnate da fiumi del vino più raffinato.
Un giorno però don Pantaleo viene trovato morto, riverso col capo su una scatola di cuoio dal contenuto misterioso: una scatola che la pia signora Marta, nipote di don Pantaleo, sposta subito dalla scena del crimine, per evitare che la memoria dello zio quasi santo venga sporcata dal minimo velo del dubbio. Perché dentro c’è un aggeggio molto strano. Ed è questa scatola che passerà, al termine di una tortuosissimo conflitto di eredità, nelle mani di Antonio, nipote acquisito di Marta, ritenuto uomo di poca tempra e poco costrutto, che però si troverà nella situazione di scoprirne lo speciale contenuto.
Tra la morte del religioso e l’apertura della scatola misteriosa, una ridda spassosissima di conflitti familiari tra i fratelli della signora Marta per accaparrarsi l’eredità e con essa l’immensa ricchezza in grado di vincere lo squallore dei piccoli destini a cui ciascuno dei personaggi rimane purtroppo legato. Con un finale a sorpresa che getta una inattesa ed interessante luce noir sulle minuscole vicende di una famiglia tanto rumorosa quanto patetica, che ci strappa sicuramente un sorriso, ma merita solo pietà.
Gianni Spinelli, La scatola di cuoio, Roma, Fazi, 2019