Le giornate di lavoro si vanno intensificando: gli appuntamenti importanti di questa fine d’anno si avvicinano, e quindi c’è bisogno di gestire tutte le necessità che nascono dall’organizzazione dei diversi eventi. Oggi ho dedicato gran parte del mio tempo alla mostra di Kiefer, definendo con i miei interlocutori alcune importanti azioni da mettere in campo, come lo spostamento di alcuni scaffali in biblioteca e il trasferimento altrove di alcuni espositori: oggetti di grandi dimensioni e di peso cospicuo, per cui si metterà in campo la collaborazione di trasportatori professionisti. Come ogni lunedì, si è svolta la riunione plenaria con tutto il personale della San GIorgio: si parla del nuovo servizio San Giorgio Librobus, che partirà tra pochi giorni, i cui contenuti debbono essere condivisi tra tutli gli operatori, e soprattutto si prendono decisioni su come preparare lo spostamento degli scaffali in Sala Dipartimenti: dove mettere i libri durante lo spostamento degli arredi non è una questione da poco, e non voglio certo essere io a stabilire la soluzione migliore, visto che i miei colleghi vivono gli spazi di servizio in modo più diretto di me.
Pomeriggio di riunioni: d’altronde, gli eventi che vengono messi in programma, così come i servizi che vengono messi a punto, nascono sempre dal rapporto con altre persone. E’ dunque normale che io dedichi gran parte del mio tempo a stare in relazione con gli altri. La to do list del giorno reclamerebbe molti altri segni di spunta, ma mi voglio concedere almeno una mezz’ora di ascolto del nuovo ciclo di incontri dedicato ad un tema che mi è particolarmente caro: la “libroterapia”, intesa come azione volta a curare certe sofferenze dell’animo e certe patologie della psiche grazie al ricorso ai libri.
La libroterapia, ci dice la giovane docente Elisabetta Ferragina (vedi), è una disciplina antica. Oggi la possiamo inserire a pieno titolo nell’ambito della “arte-terapia”, accanto alla musicoterapia e ad altre discipline che si impegnano a ricorrere ad una delle branche dell’arte per curare alcune patologie. Leggere ci permette di fare i conti con le scelte di altre persone: ci permette di immedesimarci, di domandarci che cosa avremmo fatto al posto del protagonista, di vivere i sentimenti di altri. Ci aiuta a far fronte alla paura, ci mette di fronte a scenari inediti, ci fa uscire dal nostro egocentrismo: tanti sono dunque i “buoni motivi” per individuare nella lettura un valore terapeutico e curativo.