E’ uscito da pochi giorni in Italia il nuovo libro di Marie Kondo, la guru del riordino: il suo primo libro “Il magico potere del riordino” è stato un best seller a livello mondiale, in grado di surclassare qualsiasi altro saggio di divulgazione: sono milioni le copie vendute in tutto il mondo, a testimonianza di un successo di fatto pari al bisogno che il libro è andato ad incontrare e soddisfare: quello di migliorare la propria vita a partire da una riduzione degli oggetti di cui ognuno di noi si circonda.
Quando ho saputo dell’uscita di questa nuova “puntata” dedicata al tema del lavoro, non ho fatto altro che fiondarmi sopra l’edizione acquistata in biblioteca, nell’intento di trarne subito consigli utili per migliorare lo stato della mia scrivania, dei cassetti, dei miei archivi on line.
Ma la lettura mi ha lasciato l’amaro in bocca. Intanto a fianco di Marie Kondo c’è Scott Sonenshein, un esperto di organizzazione del lavoro che (posso immaginare) ha curato gli aspetti più “tecnici” delle semplificazioni proposte, operando proposte che a mio avviso hanno finito col far cambiare rotta al metodo Konmari, che certo male si applica a scelte sull’impiego del tempo di lavoro, dalla rinuncia al multitasking ad una attenta selezione delle riunioni a cui partecipare e delle persone da frequentare, fino ad arrivare alla grande lezione che ci permette di dire qualche no, almeno ogni tanto (ah, si potesse davvero!).
Ciò che poteva essere detto in un interessante articolo di rivista, diciamo 5000 battute spazi compresi, viene allungato in un brodo di oltre 200 pagine sostanzialmente noiose e pochissimo innovative.
Dichiaro dunque completamente persa l’oretta che ho speso a leggere questo libro? No. Qualcosa si salva. Al di là dei consigli banali sul tenere la superficie della scrivania sgombra da ogni impiccio, condivido l’idea che riordinare non significhi buttare via più cose possibili, ma scegliere in positivo ciò che ci dà vibrazioni positive per il futuro, ed è in grado di accompagnare la nostra scelta di realizzare una vita professionale gratificante. Altra osservazione da salvare (ma proprio perché sono in buona, e un’ora di lettura buttata via è un vero spreco) riguarda la differenza tra riordino quotidiano (che interessa gli oggetti che abbiamo usato durante la giornata lavorativa) e Festival del riordino, una attività intensiva durante la quale rivalutiamo tutto ciò che possediamo e sottoponiamo ad una sorta di manutenzione straordinaria consapevole la nostra esperienza lavorativa.
Marie Kondo, Scott Sonenshein
Lavorare con gioia
Milano, Vallardi, 2020