Me l’ero perso al momento dell’uscita, risalente ormai al 2015, ma sono felice di averlo recuperato tramite Amazon Prime: Mauro c’ha da fare è un film che merita di essere visto e goduto in tutta la sua esilarante follia. La storia è ambientata al giorno d’oggi a Catania, dove il protagonista, Mauro Magazzino, ha raggiunto il ragguardevole traguardo delle due lauree, ma non riesce a trovare un’occupazione degna, né tanto meno si aggiudica quel dottorato di ricerca a cui ambiva così tanto: facile farsi scavalcare, in certe circostanze, dai raccomandati di turno.
Mauro è un duro e un puro: non accetta di farsi aiutare da nessuno, né tanto meno scende a compromessi per trovare una sistemazione quale che sia; nessuna sconfitta può ridimensionare il suo coraggio e la sua spietatezza, che anzi lo portano a trasformarsi in eroe vendicatore, quando punisce il sindaco che non si prende cura dei propri cittadini e il direttore di banca che non ha concesso il mutuo ad una coppia di giovani perbene, suoi vicini di casa (peccato però che in questo caso sbaglia pure persona).
Lui è “troppo” rispetto a ciò che gli gira intorno: la domestica contro la quale si accanisce in esilaranti scenette, le possibili fidanzate che invita a cena, ma che fa scappare a causa delle sue performance incredibilmente fuori luogo, i datori di lavoro ai quali si presenta lindo e pinto, pronto per essere selezionato, per poi abbandonarsi a scenette irriverenti grazie alle quali viene prontamente cacciato.
Mauro è tutti noi: un “bamboccione” che fa preoccupare i poveri genitori, che tutto hanno fatto affinché potesse studiare e farsi una posizione. Ma anche il mondo contro il quale Mauro combatte, novello Don Chisciotte privo di lancia, è il nostro mondo: fatto di contraddizioni, angherie, sopraffazioni, assenza di solidarietà.
E’ un anti-eroe dei nostri giorni, un “campione” di un Sud privo di speranza, ma – proprio negli ultimi minuti – capace di un colpo di reni e di un grande riscatto. Grazie alla sua ossessione primaria: quella per i piselli.