L’ultimo DPCM ha ribadito il divieto di svolgere riunioni in presenza nella Pubblica Amministrazione, a meno che non sia impossibile fare diversamente. Ieri col personale della San Giorgio ci siamo riuniti all’aperto, in un cerchio sbilenco ma grandissimo, per la consueta riunione plenaria del lunedì. Ed oggi abbiamo varato la nuova serie di riunioni di staff a distanza: tutti davanti al proprio computer, in stanze vicine, al punto che abbiamo dovuto chiudere le porte (ma a finestre aperte per il cambio d’aria!), altrimenti le voci ascoltate nel mondo fisico si sovrapponevano alle voci ascoltate dagli auricolari.
E’ stato un po’ buffo, ammettiamolo. Eravamo a pochi metri di distanza, ma ci siamo comportati come nelle normali videoconferenze: un po’ come facciamo io e Totò, per ridere, quando la sera – seduti accanto sul divano di casa – ci mandiamo i whatsapp per chiedere se abbiamo voglia di una birretta da condividere dopo il film, invitando l’altro ad alzarsi, per favore, per andare a prenderla in frigo.
Che dire? Bischeri, ecco che cosa penserebbero delle persone normali. Ma così dobbiamo fare, e soprattutto così faremo per le riunioni di martedì e giovedì, dedicate all’organizzazione delle attività e allo sviluppo dei progetti, e per quelle del mercoledì, dedicate alla comunicazione.
L’ultimo decreto, che di fatto ha chiarito a favore del NO qualunque nostra velleità in materia di eventi culturali, ha avuto l’effetto benefico – almeno su di me – di aiutarmi a chiudere in via definitiva con l’approccio attendista e passare al contrattacco. Già fioccano idee superinnovative per ripartire alla grandissima. Il drago della San Giorgio sputerà faville spettacolari. State a vedere.