Qualche settimana fa ho scritto un post dedicato a celebrare i miei “primi” trent’anni di lavoro. In quel post, che è stato apprezzato molto da colleghi e amici, buttavo giù – sia pure un po’ di corsa – alcuni insegnamenti che avevo tratto da una esperienza lavorativa lunga e intensa. Cinque punti che ponevo all’attenzione dei più giovani come possibili piste di approfondimento e di riflessione. Con poche certezze e parecchi punti interrogativi, come capita spesso nelle cose della vita. Alcuni di essi, proprio a partire dalle Stelline (il convegno di Milano a cui ho partecipato quel giorno) mi hanno chiesto di scrivere una sorta di continuazione di quei cinque punti. Ho deciso di accogliere questa richiesta, impegnandomi a buttare giù la seconda parte di quello che pomposamente potrei chiamare “il decalogo” ispirato alle mie esperienze professionali. Chissà se davvero arriverò a dieci… Per adesso, ecco il numero 6.
NUMERO SEI: Il concetto di “priorità” va maneggiato con molta cura. In tutti i libri di organizzazione aziendale e personale si legge invariabilmente che la riuscita di un progetto, di una carriera, di una istituzione è legata alla concentrazione delle energie sulle priorità. Evitiamo dunque – ci consigliano gli esperti – di perdere tempo su aspetti secondari, ma focalizziamo la nostra attenzione su ciò che veramente fa la differenza tra successo e insuccesso. Alcuni ci richiamano alla memoria la Legge di Pareto, quella dell’80/20, rammentandoci che è dal 20% dei clienti che deriva l’80% del fatturato, e che in generale, è solo il 20% delle nostre azioni – più o meno – a produrre l’80% degli effetti. Sicuramente le cose staranno così, non voglio certo mettere in discussione i saperi dei grandi guru del management. Nella mia esperienza quotidiana ho però sperimentato tantissime volte il fatto che la differenza sia stata fatta da una piccolissima cosa, spesso secondaria. Che le cose secondarie sono importanti, perché rappresentano la manutenzione ordinaria di quelle relazioni e di quelle procedure sui cui binari scorrono i treni veloci delle nostre priorità. Che anche le cose secondarie vanno fatte, e non necessariamente dopo essersi concentrati sulle cose più importanti. Per intendersi, sei nel bel mezzo della messa a punto di un progetto da cui dipende un finanziamento cospicuo, e ti chiamano per fare una verifica per il riaccertamento dei residui passivi: magari in quel momento vorresti non avere altre distrazioni per poter affrontare al meglio la sfida che hai davanti, ma devi proprio mollare tutto da una parte e rimettere il capo a roba dell’anno precedente. Ma quella verifica va fatta, non puoi rinviarla né puoi magari delegarla a chi non conosce la materia.
Se i grandi progetti, le grandi iniziative, le attività di sviuppo debbono stare al centro dei nostri pensieri, alimentando la nostra voglia di andare avanti, dobbiamo comunque trovare il tempo (e spesso ce ne vuole davvero tanto!) per lasciare che anche le cose secondarie facciano la loro strada e seguano il loro corso. Come ogni giorno ci passiamo il filo interdentale e lo scovolino tra i enti per evitare la formazione della placca, così nella nostra giornata lavorativa dobbiamo trovare un equilibrio funzionale tra manutenzione ordinaria e sviluppo, evitando di lasciare indietro le cose normali a favore di quelle ritenute più strategiche. Perché è strategico anche rispondere alle mail che abbiamo ricevuto senza lasciarle candire nell’inbox.