Ottobre, cambia la stagione. Ho cambiato, non a caso, le fodere dei cuscini sul divano, mettendo a lavare quelli con le spiagge assolate e gli ombrelloni, e sfoggiando una nuova serie di coperture dedicate a Keith Haring. La temperatura si è abbassata: l’autunno sembra essere arrivato davvero. Ma per me ottobre non porterà soltanto cambiamenti atmosferici, ma anche e soprattutto importanti cambiamenti di vita. Tra pochi giorni sottoscriverò il contratto d’acquisto della nuova casa di San Felice, concluderò a breve la vendita della casa di Cascina e diventerò a tutti gli effetti cittadina pistoiese. Si chiude una fase lunghissima della mia vita, in cui il legame con Cascina è sopravvissuto un po’ artificiosamente, nonostante il trasferimento di fatto a Pistoia. Ora a Cascina rimane la mia famiglia d’origine, con mamma, sorella, cognato e nipote (+ Smilla e Pelù, ovviamente), ma non ho più altri motivi per sentirmi legata a quella che è stata per gran parte della mia vita adulta la mia città di residenza.
In effetti, lavorare in un luogo diverso da dove si abita, per quanti lati positivi possa avere, ha l’effetto primario di farti sentire una specie di ospite a casa tua: in quello che sulla carta è il tuo paese non vai al supermercato, non vai dal parrucchiere, non compri il giornale in edicola o il caffè al bar. Soprattutto non hai amici e conoscenti: perché tutto il tuo cerchio di relazioni sta altrove.
Si ricompone dunque a Pistoia, tra poche settimane, la mia vita attorno ad una casa e ad un nucleo affettivo stabile e consolidato. Quella di San Felice sarà la mia “terza casa”: non la prima casa, quella degli inizi del progetto di vita adulta; non la seconda casa, quella delle vacanze e del viaggio; ma la terza, quella della maturità, dove dare assieme ordine ai ricordi e spazio al futuro. Benvenuto, ottobre!