#bibliotechedaraccontare
Oggi, tra le tante cose che bollono in pentola in ufficio, mi fa piacere segnalare il convegno del 6 ottobre dedicato ai modelli di Human Library in Italia. L'argomento è tra i più interessanti: le biblioteche sono luoghi dove le persone possono prendere in prestito non soltanto libri che contengono storie, ma anche persone titolari di storie molto particolari, spesso ricche di drammaticità. Ascoltare dalla viva voce del protagonista una storia di vita vissuta permette al "lettore", da solo o assieme ad altri lettori, di misurarsi con la forza degli stereotipi di cui è naturalmente portatore, e arricchire la propria esperienza personale di un punto di vista diverso.
Molto frequentemente i cosiddetti "libri umani" sono interpretati da rifugiati che hanno raggiunto l'Italia con i barconi, donne musulmane alle prese con vincoli alla propria libertà per noi inusitati, omosessuali che hanno molto sofferto le discriminazioni per una loro "diversità" ancora non percepita come normalità, operai che hanno subito un incidente sul lavoro con l'effetto di rimanere fermi su una sedia a rotelle. Persone, dunque, che possono testimoniare di essere riuscite – ciascuna a modo suo – a far fronte ad una grande difficoltà e che, con il loro esempio, possono aiutare i lettori ad andare oltre la propria zona di comfort in fatto di idee preconcette su questo o quel gruppo sociale. Leggere questi "libri" è per molti l'unica occasione per confrontarsi con situazioni percepite come estranee e potenzialmente oggetto di stereotipi e discriminazioni.
La chiave di lettura "sociale" e "anti-discriminatoria" è sicuramente la prima e più importante declinazione delle biblioteche viventi, anche se non è necessariamente l'unica. Questa finalità viene messa in evidenza sul sito della Biblioteca vivente di Crescenzago Milano, dove sono reperibili anche alcuni video molto interessanti, italiani e stranieri, che sottolineano la dimensione interculturale della biblioteca vivente, chiamata a rompere gli stereotipi e le indifferenze.In effetti la dimensione sociale è oggi considerata prevalente tra i valori della biblioteca pubblica, come bene ha sottolineato Alessandra Rotondo in un suo intervento sul Giornale della Libreria.
La storia della Human Library comincia a Copenhagen attorno al 2000, grazie alla ONG Stop the violence, che fonda Human Library Organization con lo slogan "Non giudicare un libro dalla sua copertina", e da lì si è diffusa praticamente in tutto il mondo.
Anche alla San Giorgio realizziamo periodicamente occasioni di biblioteca vivente, specie in concomitanza con le "notti bianche". Ma nel nostro caso cerchiamo di non caratterizzare le storie vissute solo in chiave interculturale, ma aggiungiamo anche storie interessanti di persone che hanno fatto scelte importanti per la propria vita, anche a partire da contesti non caratterizzati da discriminazione o da disuguaglianze.
Il convegno nazionale che stiamo organizzando con l'aiuto fondamentale dell'Associazione culturale Pandora di Montevarchi, va ad arricchire il nostro carnet di proposte per Pistoia capitale italiana della cultura, offrendo ai bibliotecari e in generale agli operatori culturali l'opportunità di approfondire questa tematica e confrontare diverse esperienze e modelli che nel corso degli anni si sono sviluppati nei vari contesti.