Grazie al prestito del DVD in San Giorgio, oggi pomeriggio rivedo molto volentieri il film The Danish Girl, che Tom Hopper ha dedicato alcuni anni fa alla storia vera del pittore danese Einer Wegener, il primo uomo che – una volta scoperta la propria omosessualità – decise di sottoporsi ad una serie di operazioni chirurgiche all’epoca ancora sperimentali per poter allineare il proprio corpo alle proprie pulsioni e ai propri sentimenti.
Il film mi era piaciuto molto, all’epoca della sua uscita, per i motivi che alcuni esperti hanno utilizzato per criticarlo: parla di omosessualità in un’epoca in cui qualunque uscita dalla cosiddetta “normalità” era considerata dalla scienza stessa una patologia da curare con mezzi piuttosto cruenti, e lo fa con molta delicatezza, ricostruendo il tormento del protagonista in una modalità non disturbante, senza ricercare di scuotere il pubblico, ma al contrario scegliendo coreografie fastose, bellissime, quasi pitture nella pittura: meritatissima, peraltro, la nomination all’Oscar per i costumi.
Lili Elbe, l’alter ego femminile di Einer, è una donna piena di mossette e battiti di ciglia, del tutto in linea con i costumi del tempo: non vedo eccessi su cui appuntare giudizi negativi. Per l’attore-trasformista Eddie Redmayne, bravissimo anche nel ruolo di Stephen Hawkins ne La teoria del tutto. Ma la vera “protagonista” della storia è la moglie di Einer, Gerda Wegener, artista di talento e belle speranze, che rimase a fianco del marito fino alla morte, sostenendolo nella sua scelta di cambiamento di sesso. Una figura fortissima anche nel film, che ha permesso all’attrice svedese Alicia Vikander di conquistare il premio oscar come attrice non protagonista.