Giorno di sereno riposo e riordino domestico, in preparazione di una settimana di lavoro che si preannuncia piuttosto intensa. Ben volentieri guardo il film diretto da Sergio Castellitto La bellezza del somaro: un film che strappa più di un sorriso di fronte al ritratto di una generazione di cinquantenni (la mia!) del tutto immaturi e inadeguati a far quadrare minimamente la propria biografia. Tutti perennemente sull'orlo di una crisi di nervi, e più spesso nel bel mezzo della crisi di nervi, i borghesissimi ma progressisti protagonisti del fine settimana nel casale in Toscana fanno i conti con una novità che fa vacillare le coscienze: la figlia adolescente si è innamorata non già di un bel negretto – cosa che sarebbe ben più sopportabile, a cinquant'anni da "Indovina chi viene a cena?" – ma di un settantenne carismatico. Genitori più fragili dei figli (dai quali comprano l'erba per farsi le canne), incapaci di assurmersi la responsabilità di se stessi, figurarsi quella dei propri "cuccioli": ecco la generazione dei cinquantenni, alle prese con il terrore della vecchiaia, con le sconfitte della vita, con la perdita di valori che hanno solo pensato di incarnare, senza crederci veramente. Splendida Erika Blanc col suo cagnolino. Buona la fotografia, capace di valorizzare i panorami da cartolina della Toscana centrale. Indimenticabile la sequenza in cui l'attrice Emanuela Grimalda, incarnando una preside ormai scoppiata, urla ai compagni di tavola – sputazzando cibo – tutta la sua rabbia esistenziale: vivere, fare la preside e star dietro alla famiglia è veramente troppo per chiunque.