Una bibliotecaria così non l'ho mai vista, e spero proprio di non incontrarla mai nella vita. Acida, zitella, incapace di relazioni umane sincere, del tutto irrisolta nel proprio rapporto col mondo esterno, prigioniera di una mappa mentale popolata di fantasmi paurosi. Così mi appare la protagonista del libro La custode dei libri: vestale di un ideale di biblioteca che non c'è più (se mai c'è stato), ha in odio gli utenti – potenziali distruttori della perfezione bibliotecnica, portatori di quel rumore esterno dal quale la biblioteca è a suo dire chiamata a tenersi lontano.
Odioso, semplicemente odioso. Certo, scritto bene, che diamine: letterariamente riuscito, ma all'inaccettabile prezzo di gettare a mani libere quantità inaudite di sale su quelle ferite che fanno male al cuore dei bibliotecari veri, e soprattutto delle bibliotecarie: un'immagine professionale completamente deformata dallo stereotipo. Non mi posso dunque fermare al godimento estetico del racconto breve, ma mi sento costretta a fare un passo avanti (a "sprenzolarmi", si direbbe con voce efficacissima dalle nostre parti) sul fronte della difesa della categoria rappresentata, costringendo l'autrice a subire la condanna di primo, secondo e terzo grado, senza più appelli, presso il mio personalissimo tribunale letterario. Condanna per diffamazione.
Il libro, peraltro, offre una quantità considerevole di spunti gradevolissimi (fra tutti, ne scelgo uno, a pag. 41: "Il nostro punto di forza, quando fuori fa freddo, non sono gli incunaboli né le conferenze serali, no, è il riscaldamento. Un buon riscaldamento regolare, gradevole, acceso da novembre a aprile"): ed è proprio per questo che mi si prospetta un dopocena nel quale, tra le altre cose, mi delizierò a trascrivere nel mio personale quaderno delle citazioni più di un brano tratto da questo raccontino, con l'intendimento di riutilizzarlo nelle tante occasioni di approfondimento (corsi, saggi, altri contributi di lavoro): un modello negativo come questo potrà fare un figurone quando avrò bisogno di offrire ai miei interlocutori l'occasione per riflettere assieme su come interpretare al meglio il nostro ruolo professionale.
Dunque, leggete questo libro ma odiatelo, please.
Recensioni in rete:
http://ilpiaceredileggere2010.blogspot.it/2012/02/recensione-la-custode-dei-libri-di.html